L’ ADHD negli adulti
Che cosa sappiamo dell’ADHD negli adulti?
Sappiamo che certamente si tratta di una condizione clinica ampiamente sottostimata, perché molto spesso si confonde il sintomo con aspetti legati al “carattere” dell’individuo.
Così elementi che caratterizzano l’ADHD nell’adulto come disattenzione costante, impulsività eccessiva, disorganizzazione, sensazione di noia e insoddisfazione sono visti come caratteristiche (negative)di una persona, e si pensa che sia colpa sua.
Esistono molti adulti che potrebbero aver avuto la vita condizionata negativamente dall’ ADHD, ma non hanno mai ricevuto una diagnosi.
Gli studiosi oggi ritengono che l’ADHD sia una problematica neurobiologica, pertanto permanente nell’individuo, qualche cosa che lo caratterizza, quindi i sintomi dell’ ADHD possono proseguire per l’intero ciclo di vita, dall’infanzia all’età adulta.
Secondo studi epidemiologici internazionali, l’ADHD colpisce tra il 3% ed il 4,5% della popolazione adulta.
Inoltre nell’età adulta si presentano, anche nuovi sintomi , che spesso rimandano a problemi psico-sociali.
Le caratteristiche che più frequentemente si presentano nell’adulto sono:
– disattenzione cronica in diverse forme (distraibilità, scarsa capacità nel prestare e mantenere a lungo l’attenzione e nel portare a termine i compiti, propensione ad evitare impegni che richiedono uno sforzo mentale protratto nel tempo, incapacità di mettere a fuoco la tematica principale, dimenticanze ecc..);
– impulsività comportamentale e verbale (agitazione, difficoltà a stare seduto, fare le cose senza pensare alle conseguenze, non rispettare i turni di parola all’interno di un dialogo, essere logorroici ecc…);
– disorganizzazione (caos e casualità nella pianificazione di pensiero e azione);
– scarse capacità sociali e di mentalizzazione;
– sensazione di noia e difficoltà ad essere soddisfatti;
– frustrazione immediata di fronte a circostanze di ritardo;
– labilità emotiva.
Inoltre si possono sviluppare altre forme di disagio: scarso rendimento scolastico, un eccesso di separazioni e divorzi, maggiori probabilità di difficoltà lavorative, sfavorevoli condizioni socioeconomiche, maggior rischio di andare incontro sia ad incidenti stradali che ad eventi traumatici.
Sono anche presenti condotte suicidarie e tassi particolarmente elevati di comorbidità con altri disturbi della sfera mentale ed emotiva.
Particolarmente problematica è l’associazione con i disturbi della dipendenza da alcol e sostanze.
Non prenderemo, qui, in considerazione come avviene la valutazione diagnostica, ma ci soffermeremo solo sul trattamento, cioè su quel che si può fare per aiutare un adulto al quale viene diagnosticato un deficit di attenzione e/o iperattività-impulsività.
Il trattamento dell’ ADHD nell’ adulto, come nell’infanzia, dovrebbe prevedere un approccio che unisca insieme interventi diversi, in modo da rendere il trattamento stesso più efficace possibile e una prognosi più favorevole. Questo tipo di trattamento multimodale comprende:
– La farmacoterapia per i disturbi dell’ ADHD e i sintomi in comorbidità (ma solo per i casi più gravi e problematici);
– Psicoeducazione sui sintomi dell’ADHD e quelli in comorbidità;
– Psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La psicoeducazione è un momento importante nel trattamento dell’ ADHD nell’ adulto, in quanto fornisce al paziente una serie di informazioni che lo possono aiutare a comprendere più approfonditamente la sua condizione e ad affrontare le difficoltà causate dal disturbo. Spesso la psicoeducazione ha buoni effetti anche sulle relazioni familiari, in quanto queste informazioni vengono condivise tra i membri della famiglia, e anch’essi diventano consapevoli e riescono a dare una spiegazione dei comportamenti e sintomi del paziente.
Infine è necessario avviare un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, dal momento che i pazienti sviluppano ulteriori problematiche a seguito del disturbo (credenze negative, bassa autostima, comportamenti di evitamento e disturbi dell’umore) ed esiste un alto grado di comorbilità con i disturbi d’ansia, i disturbi dell’umore, il controllo degli impulsi e l’abuso di sostanze.
In generale le tecniche utilizzate sono: cognitive (ristrutturazione cognitiva, problem solving, gestione della rabbia, riduzione procrastinazione, ecc…) ed emotive (gestione e regolazione delle emozioni, tecniche di controllo degli impulsi e dell’autoregolazione, aumento autostima, ecc…).
Molto utilizzata è la meditazione Mindfulness.