Autore: Andrea Veronesi
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10 novembre 2021
Che cosa è la disgrafia ? “Verba volant scripta manent”. Questa è la caratteristica principale della scrittura: rimane nel tempo. La capacità di scrivere è una competenza complessa che si acquisisce grazie all’interazione del sistema cognitivo, il sistema emotivo, la coordinazione neuromotoria, il sistema linguistico ed è strettamente legata ad aspetti socio-culturali. La competenza della scrittura può essere divisa in: -abilità di “cifratura” (scrittura sotto dettatura) che richiede la capacità di trasformare il suono che si sente in segni grafici. -abilità di composizione (scrittura spontanea) che è la capacità di esprimere un pensiero o una informazione in modo autonomo. L’apprendimento della scrittura, intesa come automatizzazione dei processi per una scrittura adeguata, si consolida al termine della classe seconda primaria. Ma la completa automatizzazione della conversione del fonema (la parola detta) in grafema (la parola scritta) avviene con tempi più lunghi e con differenze significative tra un bambino e l’altro. Al termine della terza classe primaria l’apprendimento della scrittura in modo sufficientemente consolidato dovrebbe essere acquisito. E’ in questo momento che può essere avviata una valutazione per una eventuale difficoltà di scrittura. Le difficoltà di scrittura si dividono in : - Disgrafia - Disortografia La parola “Disgrafia” indica la difficoltà, per un individuo, di riprodurre i segni alfabetici e numerici. E’ caratterizzata dalla realizzazione grafica di lettere e numeri usando segni inadeguati, da irregolarità e scarsa precisione delle parole e da interferenze nella leggibilità della produzione scritta. In parole povere: una scrittura illeggibile (spesso anche da parte di chi scrive). Ma si parla di disgrafia anche quando, pur essendo la scrittura qualitativamente accettabile, questa risulta con una fluenza non adeguata; cioè la scrittura è molto più lenta della velocità della media dei pari età. Per la valutazione della scrittura, si pone anche un problema in relazione all’uso dello stampato (maiuscolo o minuscolo) e/o al corsivo, dal momento che oggi, in molte scuole si consente agli allievi di utilizzare il carattere che preferiscono e quindi, in sede di valutazione, non sempre è facile capire se la fluenza è adeguata oppure no, poiché spesso un bambino può risultare veloce con l’uso di un carattere e lento con l’uso di un altro. In generale, un segnale di possibile disgrafia è il fatto che il bambino, non vuole mai scrivere, scrive molto adagio, si stanca facilmente quando scrive, resta sempre indietro quando scrive sotto dettatura. Oggi che possiamo usufruire del PC e della videoscrittura, chi ha problemi di disgrafia, non deve preoccuparsi. Tuttavia, a scuola, chi scrive molto male e/o molto adagio si trova certamente in grosse difficoltà: rimane indietro, ci mette più tempo degli altri a fare le verifiche o i compiti a casa, si stanca prima degli altri. Scrivere male o molto adagio può andare a influire sulla correttezza ortografica. Scrivere può diventare un “tormento”! La penna spesso è impugnata male o malissimo: con impugnatura a pugno, con la penna tra medio e anulare e il pollice sovrapposto, ecc.. In questo modo si deve stringere di più la penna o la matita: il braccio e la mano si stancano presto e sono doloranti. Non tutti i bambini che hanno problemi di scrittura sono disgrafici: in molti casi non si è intervenuto a correggere opportunamente la prensione o la postura del bambino (in special modo alla scuola materna). Migliorare è possibile, ma è necessario capire il tipo di difficoltà e capire che cosa fare per aiutare il bambino che scrive male: l’esercizio è sempre utile, ma deve essere l’esercizio giusto, adatto alla specifica difficoltà. In tutti casi, soprattutto se l’impugnatura non è buona, è meglio far utilizzare una penna dal corpo “grosso” che una dal corpo sottile, perché quest’ultima richiede una stretta maggiore e quindi fa affaticare più facilmente. Qual è la corretta impugnatura della penna o della matita? E’ quella che prevede la penna tenuta con i polpastrelli del pollice, indice e medio. Questa prensione è l’ideale per scrivere sia in corsivo che in stampato, ma soprattutto in corsivo. Infatti il corsivo, inventato per una scrittura più veloce, prevede che si muovano prevalentemente le tre dita che impugnano la penna, mentre il mignolo e l’anulare fanno da supporto alla mano e si appoggiano sul foglio. Il corsivo è una scrittura più fluida dello stampato perché prevede una rotazione del polso così che non si debba staccare la penna dal foglio, per scrivere la parola, come invece si deve fare per lo stampato. Lo stampato maiuscolo è invece il carattere più semplice da utilizzare perché le lettere sono composte prevalentemente da aste (verticali, orizzontali, oblique). Far abituare il bambino ad utilizzare una corretta impugnatura non è difficile se questo avviene negli anni dai 3 ai 5 anni quando ha una età in cui può passare da una prensione “elementare” a pugno ad una più raffinata. Che cosa si deve guardare per valutare la disgrafia? 1. La velocità con cui si scrive sotto dettatura e copiando un testo. 2. La grandezza della scrittura (in terza 3/4 mm). 3. L’allineamento al margine sinistro. 4. L’andamento altalenante della linea di scrittura. 5. Lo spazio insufficiente tra le parole. 6. Lettere con angoli acuti o collegamenti allungati. 7. Collegamenti interrotti tra le lettere. 8. Collisione tra le lettere (una lettera sopra l’altra). 9. La grandezza irregolare delle lettere. 10. Poca o nessuna differenza di altezza tra lettere con estensione (es.: b, d, f, g, ecc.) e lettere senza estensione (es.: a, c, e, i, m, n, ecc.). 11. Lettere atipiche: quelle lettere i cui particolari non fanno parte del sistema di costruzione delle lettere. 12. Forme ambigue delle lettere. 13. Lettere ritoccate o ricalcate. 14. Traccia instabile (quando la scrittura presenta incertezze, esitazioni e tremolii irregolari).